Carissimi
concittadini,
anche
quest’anno si celebrano i festeggiamenti in onore di San Rocco, Compatrono
della nostra città. Una ricorrenza molto sentita e partecipata, tanto da
diventare nel tempo un appuntamento irrinunciabile per tutti i cegliesi,
soprattutto per gli emigrati. Non è un caso che, chiedendo ad un nostro
concittadino emigrato: “Quando vieni a Ceglie?”, ti senti rispondere:” A San
Rocco”. Non ad Agosto! E questo sta proprio a significare il culto, l’attesa
che c’è intorno a questo avvenimento religioso e civile. Una devozione, quella
verso il Santo Pellegrino di Montepellier, che 500 anni fa è e rimane salda. Il
popolo cegliese ha sempre invocato e ottenuto grazie da San Rocco, tanto da
erigere in suo onore quello che oggi è un Santuario.
Come
Amministrazione comunale non potevano non essere al passo con il culto e la
storia del Santo Compatrono e la storia del Santo Compatrono. Da qui l’esigenza
di proporre un programma di festeggiamenti degni della tradizione, nonostante i
tempi. Non potevamo non offrire ai nostri concittadini, ai nostri emigrati ed
ai tantissimi forestieri, che attendono con analoga ansia la ricorrenza, una
festa degna, appunto, della tradizione.
Ceglie,
pertanto, vuol caratterizzarsi come Città dell’accoglienza e per questo faccio
leva sull’impegno di tutti quanti, affinchè la festa sia un momento di
riflessione interiore, di preghiera, ma anche di sano divertimento per tutti.
A
nome mio e dell’intera Amministrazione comunale ringrazio tutti coloro che si
sono prodigati nell’organizzazione, dal Parroco Don Lorenzo Elia al comitato ed
a quanti hanno sostenuto i nostri sforzi.
Buon
divertimento a tutti!
Il
Sindaco
Luigi Caroli
Carissimi
Fedeli e Amici,
mi
ritrovo con gioia a festeggiare con voi la festa di San Rocco, per la prima
volta come Parroco della Chiesa a lui dedicata nella nostra cara città di
Ceglie Messapica, mi immetto con voi nella lunga tradizione di fede e di
preghiera che ha accompagnato il culto di San Rocco nella nostra comunità
cegliese e voglio sperimentare insieme con voi la pace che proviene non dal
voler proporre iniziative sempre originali, infettati dal morbo del nuovismo,
ma che proviene dal fidarsi di quelle generazioni –tante-, le quali hanno
legato la loro identità alla venerazione annuale di questo Santo, impiantandolo
intorno a lui una grande Festa, segno della voglia di voler festeggiare,
ringraziare, gioire, vivere la comunione.
Saltando
o snobbando questi momenti identitari del nostro popolo cegliese siamo forse
più felici, consci, efficaci nella nostra opera? Mi viene da pensare, appunto,
a quelle generazioni di nostri concittadini che, partendo per cercare fortuna altrove,
una volta trovatala non mancano di tornare “in patri” per la Festa di San
Rocco, riportando qui, nel nostro territorio, non solo le ricchezze materiali
accumulate, ma soprattutto la consapevolezza di essere cresciuti grazie a delle
radici sane e sante.
Il
nostro Vescovo, Mons. Pisanello, ripete spesso che San Rocco è un Santo
potente, lui che per tanti anni ha guidato la Parrocchia di San Rocco di
Galatina. Sono a chiedervi di aiutarmi a conoscere la sua potente
intercessione, dando dimostrazione del vostro legame a lui, attraverso la
partecipazione a questi giorni speciali di Festa in suo onore.
Le
scarne, eppure sicure, notizie storiche intorno a San Rocco ci dicono che egli percorse
l’Italia in un periodo triste, con l’abito e lo stile del pellegrino. Nessuno sapeva
il suo nome, mentre camminava, ma tutti lo riconoscevano per le sue opere di
carità e guarigione, grazie alle quali riportava speranza in una generazione
segnata dalle epidemie e dalla gran confusione politica ed ecclesiastica. Senza
retoriche forzature, non sembra quella seconda metà del Trecento simile ai
nostri giorni? Non abbiamo bisogno anche noi di uomini e donne come Rocco,
capaci di scegliere la missionari età evangelica, come ci ricorda
frequentemente Papa Francesco, e di generare il bene intorno a noi, senza
titoli, senza cariche, senza ritorni interessati? Questo è il tempo di Rocco.
Desidero
chiedere proprio a lui, al termine di questa breve lettera, di suscitare
vocazioni “per l’altro”, vocazioni, generose e di generosità, affinchè il
nostro passaggio in mezzo a questa generazione, come quello di Rocco, lasci l’umile
impronta della carità di Gesù Cristo.
Il
Parroco
Don
Lorenzo Elia
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